Morfologia macroscopica
I primi caratteri che devono essere osservati con attenzione per riconoscere una specie fungina sono
quelli macroscopici.
Non tutti i caratteri pesano allo stesso modo sull'identificazione, cioè non hanno tutti lo stesso valore determinativo.
Inoltre, a seconda della specie o del gruppo di specie, cambiano i caratteri importanti e quelli di poco conto. Infine, spesso
i caratteri determinativi sono quelli meno evidenti, quelli cioè che "vanno cercati" in un certo modo e in un certo punto
dello sporoforo. Questo aspetto della micologia rende difficile l'apprendimento da parte dei neofiti che, molto spesso,
rimangono ingannati da caratteri che sono evidenti, ma risultano poco significativi.
Passiamo di seguito brevemente in rassegna i principali caratteri macroscopici che possiamo osservare nella maggior parte
dei funghi che raccogliamo.
DIMENSIONI GENERALI E PORTAMENTO:
Le dimensioni ed il portamento dei singoli sporofori sono in generale caratteri piuttosto variabili all'interno della stessa specie e quindi poco determinanti. Essi possono comunque assumere una certa importanza se valutati in media su un grande numero di raccolte e nei casi in cui, sulla base delle nostre conoscenze, sono abbastanza costanti. Ci sono così specie che conosciamo con un portamento esile, altre tozzo e così via.
CAPPELLO:
Nei funghi intesi come di forma "classica", cioè con cappello e gambo ben definiti, il cappello è ciò che si nota per primo, specialmente il suo colore e le sue dimensioni che tendono a distrarci e spesso ad ingannarci sull'identità della specie, essendo questi caratteri molto variabili. Tra i caratteri del cappello che potrebbero risultare importanti c'è poi la forma che può essere conica, convessa, emisferica, piatta, imbutiforme, irregolare, ecc. Importante può essere anche la natura della superficie pileica che può presentarsi, ad esempio, liscia, viscida, vellutata, pelosa, fibrillosa, ruvida o squamosa, e anche il bordo del cappello può mostrare striature più o meno allungate oppure essere intero, frastagliato, ecc. Infine dobbiamo valutare la presenza o meno dell'umbone, ed eventualmente le sua forma, cioè della particolare sporgenza al centro del cappello che è caratteristica di molte specie. Lo sviluppo progressivo dello sporoforo verso la maturazione comporta di solito la modifica di forma, dimensione e colore del cappello, per questo occorre spesso una certa esperienza per valutare questi caratteri. Ci sono poi molte specie con cappello molto particolare, come ad esempio in alcuni ascomiceti, dove viene usato il termine mitra, oppure nelle quali il cappello non è ben definito o non è presente affatto come, ad sempio, accade in molte specie lignicole.
Esempi di forme del cappello
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Cappello emisferico in Rubroboletus rhodoxanthus |
Cappello campanulato in Panaeolus semiovatus |
Cappelo depresso al centro in Lactifluus piperatus |
Cappello conico in Hygrocybe conica |
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Cappello conico in Mycena haematopus |
Cappello umbonato in Macrolepiota konradii |
Cappello imbutiforme in Lentinellus cystidiosus |
Cappello con bordo ondulato in Craterellus undulatus |
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Cappello alveolato in Morchella esculenta var. vulgaris |
Cappello cerebriforme in Gyromitra esculenta |
Cappello selliforme/lobato in Helvella elastica |
Cappello laterale in Tapinella panuoides |
IMENOFORO:
L'imenoforo è la parte dello sporoforo dove maturano le spore. Nei funghi con cappello e gambo, l'imenoforo si trova in genere sotto il cappello, mentre in altre specie può trovarsi sulla superficie superiore, racchiuso all'interno dello sporoforo o altro ancora, potendo così assumere diverse conformazioni. In particolare può presentarsi a lamelle, a tubuli e pori, ad aculei, oppure liscio come accade in molti ascomiceti e in molti lignicoli, oppure essere parte della carne interna dello sporoforo come accade ad esempio nella famiglia Lycoperdaceae. Dell'imenoforo si dovrà poi osservare il colore che sarà influenzato dal colore delle spore; questo varia con la maturazione dello sporoforo, specialmente in molti funghi a lamelle ma non solo. Quando le spore maturano, il loro colore in massa (sporata) può sovrastare il colore che ha l'imenoforo degli esemplari immaturi, cambiandolo drasticamente. Un altro carattere dell'imenoforo è il modo in cui questo è congiunto con il gambo, laddove quest'ultimo è presente; l'imenoforo può, infatti, essere decorrente sul gambo, adnato (cioè collegato direttamente in orizzontale formando un angolo col gambo), distante, ecc.
Esempi di imenofori
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Imenoforo a lamelle con filo intero in Lactarius torminosus |
Imenoforo a lamelle con filo seghettato in Lentinellus cochleatus |
Imenoforo a tubuli con pori larghi in Polyporus brumalis |
Imenoforo a tubuli con pori angolosi in Imleria badia |
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Imenoforo a tubuli con pori piccolissimi in Laetiporus sulphureum |
Imenoforo a pliche (pieghe) molto sviluppate (in rilievo) in Cantharellus pallens |
Imenoforo a pliche (pieghe) poco sviluppate in Craterellus cornucopioides |
Imenoforo ad aculei in Hydnum repandum |
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Imenoforo ad aculei in Sarcodon imbricatus |
Imenoforo liscio in Clavariadelphus flavoimmaturus |
Imenoforo liscio in Stereum subtomentosus |
Imenoforo racchiuso all'interno in Scleroderma areolatum |
GAMBO:
Come il cappello, anche il gambo può mancare e ciò accade in molte specie fungine. Quando esso è presente, può essere importante osservarne il colore, la forma (cilindrica, clavata, obesa, attenuata in basso o in alto, ecc.), la natura della superficie (liscia, più o meno decorata da bande di colore, reticolata, scagliosa, ecc.) e infine la forma della base. Quest'ultimo carattere è spesso determinante essendo peculiare di molte specie; la base può essere bulbosa con bulbo arrotondato o marginato, allargata, radicante, con volva o con sezione uguale al resto del gambo.
Esempi di forme del gambo
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Gambo cilindrico in Hygrophorus cossus |
Gambo clavato in Ampulloclitocybe clavipes |
Gambo obeso in Boletus edulis |
Gambo radicante in Laccariopsis mediterranea |
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Gambo radicante in Phaeocollybia jennyae |
Gambo filiforme in Marasmius rotula |
Gambo con bulbo basale arrotondato in Cortinarius violaceus |
Gambo con bulbo basale marginato in Cortinarius catharinae |
RAPPORTO TRA LA CARNE DEL CAPPELLO E QUELLA DEL GAMBO:
Si tratta di un carattere non intuitivo e osservabile solo da chi lo conosce. Ci sono specie che, alla sezione, presentano la struttura della carne con una discontinuità tra cappello e gambo, come se fossero due elementi diversi e accostati tra loro, tanto che si separano l'uno dall'altro facilmente e in modo netto; in questo caso si parla si specie eterogenee. Al contrario, quando la struttura della carne alla sezione si presenta tutta uguale, cappello e gambo vengono separati più difficilmente, di solito con un evidente sfilacciamento della carne nel punto di rottura; in questo caso si parla di specie omogenee. Questo carattere, data una specie, è costante, quindi la sua corretta valutazione può essere di aiuto per inquadrare lo sporoforo raccolto nel relativo gruppo.
CARNE:
Come per le altre parti dello sporoforo, anche della carne verrà innanzitutto valutato il colore che, in alcune specie,
ha la caratteristica di mutare in seguito all'esposizione all'aria. Il cambiamento di colore della carne viene tecnicamente
chiamato viraggio ed è dovuto a particolari sostanze in essa contenute che si ossidano a contatto
con l'ossigeno; ecco che allora noteremo un viraggio più o meno intenso e più o meno veloce (secondi o minuti) dopo
aver eseguito la sezione. Il colore originale della carne dovrà quindi essere valutato tempestivamente dopo il taglio. Per
lo stesso motivo legato all'ossidazione, il viraggio può essere notato anche sulle superfici dopo averle sfregate (a volte
basta sfiorarle) oppure spontaneamente, specialmente nei vecchi sporofori, a causa di micro lesioni che si creano con la crescita,
dovute alla perdita di consistenza dei rivestimenti. Il colore della carne è poi condizionato da una eventuale essudazione
di latice, tipico di alcune specie come, ad esempio, quelle appartenenti ai generi Lactarius e Lactifluus, ma
non solo; in questi casi, il latice impone il suo colore alla carne e anch'esso può presentare o meno un viraggio a contatto
con l'aria.
Della carne dovranno poi essere valutati altri caratteri come odore, sapore e consistenza. Per l'odore basterà annusare la carne e, nei casi in cui questo si presenta molto leggero, è consigliabile racchiudere una parte di sporoforo in un contenitore oppure incartarla per permetterne la concentrazione e poi valutarlo al meglio dopo un po' di tempo. Per il sapore è invece necessario assaggiarne una piccola parte senza deglutirla. In alcune specie, come ad esempio nel genere Russula, il sapore può essere determinante. L'assaggio, opportunamente eseguito, non comporta problemi nemmeno in caso di specie velenose, ma lo si sconsiglia comunque ai meno esperti per evitare di assaggiare specie per le quali il sapore non è importante al fine del riconoscimento e risparmiare così sgradevoli sapori in bocca che spesso permangono a lungo. L'odore ed il sapore della carne sono caratteri in genere assai variabili e di difficile valutazione. Tranne pochi casi particolari, sono caratteri soggetti a forte soggettività, quindi percepiti in modo personale. Infatti, ci vuole una lunga esperienza sul campo per interpretare in modo corretto un odore o sapore definito dolce, farinoso, mite, fruttato, acido, ecc. La loro giusta valutazione può essere determinante per riconoscere la specie, ma questi possono anche ingannare.
Esempi di colore della carne e viraggi
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Carne bianca con riflesso azzurro, immutabile, in Cortinarius aleuriosmus |
Carne gliallo-verdastra immutabile in Cortinarius atrovirens |
Carne gialla, virante al blu intenso nel solo cappello in Rubroboletus rhodoxanthus |
Carne bianco-giallastra virante al blu a partire dal gambo in Xerocomellus cisalpinus |
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Carne completamente virante al blu in Cyanoboletus pulverulentus |
Carne e superfici viranti prima al rosso poi al nero in Russula nigricans |
Superfici spontaneamente annerenti con la crescita in Russula decolorans |
Carne colorata dal latice arancio-carota in Lactarius deliciosus |
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Carne colorata dal latice rosso-violceo in Lactarius sanguifluus var. violaceus |
Carne che espone il viraggio del latice dal bianco iniziale al rosa scuro in Lactarius pterosporus |
Superfici ingiallenti al minimo tocco in Agaricus xanthodermus |
Superfici viranti all'ocra-bruno con la manipolazione in Russula graveolens |
VELI:
Molte specie presentano decorazioni sulle superfici, più o meno visibili, costituite da residui del velo che può essere di due tipi: generale (o universale) e parziale. Una specie può essere sprovvista di veli, può possederne uno solo dei due o può possederli entrambi e questo è un carattere costante della specie e quindi molto importante al fine dell'identificazione; ciò che può variare è la visibilità del velo che può essere influenzata dallo stadio di sviluppo e dalle condizioni climatiche. Non è poi da trascurare la manipolazione dello sporoforo che deve sempre essere fatta il meno possibile e con cura per non asportare il velo che, in certi casi, anziché resistente, può essere di consistenza farinosa, fioccoso, glutinoso o intrinsecamente fugace. Il velo generale è il velo che avvolge completamente lo sporoforo nei primi stadi di sviluppo. Quando lo sporoforo cresce, il velo generale si lacera e può lasciare traccia di sé in tre punti diversi; in particolare può rimanere una volva alla base del gambo, possono rimanere delle verruche (o placche) sulla superficie del cappello o, più raramente, può rimanere una particolare struttura che inguaina il gambo come una calza fino ad una certa altezza, chiamata armilla; quest'ultima dà forma al cosiddetto anello di origine inferiore. Della volva è ad esempio importante la forma che può essere a sacco, napiforme, aderente al bulbo, chiusa o aperta sul gambo, inguainante ecc. Il velo parziale è il velo che, nei primi stadi di sviluppo, congiunge il bordo del cappello con la parte alta del gambo. Come accade per il velo generale, anche questo si lacera quando lo sporoforo cresce. In certe specie, il velo parziale è costituito da una fitta rete di filamenti, tale da presentarsi come una ragnatela, come accade ad esempio nel genere Cortinarius ma non solo; in questi casi viene usato il nome di cortina. Anche il velo parziale, dopo lacerazione, lascia traccia di sé sullo sporoforo; questa è visibile soprattutto nella zona apicale del gambo dove dà forma al cosiddetto anello di origine superiore, che può essere ampio e membranoso, striato, doppio, frastagliato, supero, infero, fugace, ecc.
Esempi di veli
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Amanita pantherina, specie con entrambi i veli generale (volva e verruche) e parziale (anello) |
Suillus luteus, specie col solo velo parziale che lascia un evidente anello membranoso sul gambo |
Esemplare immaturo di Amanita caesarea dove è evidente l'apertura del velo generale e la formazione della volva che rimane aperta sul gambo |
La volva in Amanita rubescens è così chiusa e aderente al bulbo del gambo che è difficile notarla |
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Resti di velo generale i forma di verruche sul cappello in Amanita submembranacea |
Anello membranoso e superiormente striato in Amanita rubescens |
Velo parziale fioccoso in Amanita ovoidea che non permette la formazione di un anello sul gambo |
Amanita simulans, specie col solo velo generale che lascia una volva aderente e alta alla base del gambo |
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Resti di velo generale in forma di fioccosità sul cappello in Coprinopsis picacea |
Armilla (calza) formata dal velo generale in Cystoderma carcharias con terminazione in alto in un anello di origine inferiore |
Resti di velo generale bianco in forma di placche sul bordo del cappello in Leratiomyces ceres |
Cortina (velo parziale) in Cortinarius glaucopus con residuo sul gambo negli esemplari aperti |
ALTRE DECORAZIONI:
Oltre ai veli sopra descritti, le superfici dello sporoforo possono presentare altri tipi di decorazioni,
anch'esse molto importanti per l'inquadramento e, a volte, la determinazione della specie. Molte di queste
decorazioni sono soggette a facile asportazione per manipolazione, quindi è sempre bene maneggiare con
cura gli esemplari sotto studio. Tra le decorazioni più importanti ci sono quelle osservabili sul
cappello tra cui, ad esempio, squame, zonature di colore, striature radiali (specialmente verso il bordo),
rimosità, eventuali fibrillosità, pruine, ecc. Altre decorazioni possono essere presenti sul
gambo: ancora squame, lanosità, fibrille, scrobicoli (fossette di colore diverso, possibili anche
sul cappello), ecc. La corretta valutazione di questi caratteri, spesso quasi evanescenti, necessita di una
lunga esperienza sul campo e di attenta osservazione. Molte volte le decorazioni si notano solo se le si
vanno a cercare, quindi è utile un preliminare inquadramento della specie per delimitare il raggio della
ricerca.
Esempi di decorazioni
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Cappello decorato da grosse squame nere in Strobilomyces strobilaceus |
Cappello squamato in Tricholoma pardinum |
Cappello lanoso in Tricholoma squarrulosum |
Cappello evidentemente zonato in Lactarius chrysorrheus |
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Cappello striato/solcato in Gymnopus foetidus |
Cappello rimoso in Inocybe asterospora |
Cappello con fibrille nere inserite nella cuticola in Amanita phalloides |
Pruinosità bianca nei giovani esemplari di Cantharellus pallens |
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Scrobicoli sul cappello di Lactarius mediterraneensis |
Scrobicoli sul gambo di Lactarius scrobiculatus |
Gambo ricoperto da una evidente peluria in Xerula melanotricha |
Gambo squamato al di sotto dell'anello in Pholiota lenta |
SPORATA:
Per sporata si intende la coltre di spore rilasciate in massa dallo sporoforo. Le spore,
intese singolarmente, sono microscopiche e non si possono vedere ad occhio (vedere sezione Cenni di microscopia), mentre si può osservare il loro deposito in massa su di una
superficie. Per ottenere la sporata sarà sufficiente appoggiare su di una superficie l'imenoforo di uno sporoforo maturo ed
attendere il rilascio delle spore. Può accadere di dover attendere diverse ore, mentre altre volte non otteniamo la sporata
perché lo sporoforo era troppo disidratato o troppo immaturo. Il motivo della ricerca della sporata è la valutazione del suo
colore che risulta un carattere a volte importante essendo costante all'interno della specie. Per valutare correttamente il
colore, è bene che la superficie non sia colorata, bensì bianca, meglio ancora se costituita da un vetro in modo da vedere
bene anche una sporata bianca. A seconda del colore della sporata, possiamo dividere i funghi in 5 categorie come segue:
- Leucosporei, sporata bianca (es. Amanita, Clitocybe, Hygrocybe, Lepiota, Lyophyllum, Tricholoma, ecc.);
- Ocrosporei, sporata da ocra a bruna (es. Agrocybe, Boletus, Cortinarius, Paxillus, Pholiota, Tubaria, ecc.);
- Rodosporei, sporata rosa (es. Clitopilus, Entoloma, Pluteus, Rhodocybe, Volvariella, ecc.);
- Iantinosporei, sporata bruno-violacea (es. Agaricus, Hypholoma, Psilocybe, Stropharia, ecc.);
- Melanosporei, sporata nera (es. Coprinus, Panaeolus, Psathyrella, ecc.).
La combinazione di tutti i caratteri sopra accennati, e di molti altri ancora non citati per motivi di sintesi, quando opportunamente valutati, porta
all'identificazione (determinazione) della specie sotto studio. Ovviamente, non sempre tale osservazione risulta sufficiente alla determinazione e spesso dobbiamo ricorrere all'analisi dei caratteri
microscopici che sono altrettanto numerosi e difficili da interpretare.
Può anche accadere che dopo tutte le osservazioni possibili e dopo la consultazione di un bel po di testi, non riusciamo a determinare con certezza la specie. In questi casi è possibile aver
raccolto una specie non ancora scoperta oppure, più semplicemente e con più alta probabilità, aver raccolto esemplari con caratteri non tipici,
tali da averci ingannato; come ultima considerazione non resta allora che dichiarare persa la sfida con la Natura, ma solo momentaneamente in
quanto è possibile venire a capo della determinazione in un secondo momento, dopo aver visionato altre raccolte o a seguito di studi più
approfonditi.