Amanita phalloides (Fr. : Fr.) LinkA. viridis A. Pearson - Agaricus vernalis Bolton - Agaricus bulbosus Schäff. ovolo malefico, tignosa verdognola |
Principali caratteri identificativi: Con un po’ di pratica sul campo, A. phalloides è una specie che si riconosce facilmente già al momento della raccolta, grazie ad alcuni evidenti caratteri macroscopici. Tra questi sono particolarmente importanti il cappello, senza striature al bordo, munito di fibrille scure, radiali, innate sulla superficie, la volva membranosa e aperta sul gambo, completamente bianca come gli eventuali residui sul cappello, l’anello e le lamelle, e le zebrature sul gambo negli esemplari adulti che però, occasionalmente, possono anche mancare. Il colore del cappello, invece, quando non si presenta con le tipiche tonalità verdastre, può facilmente ingannare il neofita; infatti, dal punto di vista cromatico è una specie estremamente variabile, potendosi presentare con forti tonalità brune, grigie, bronzate, oppure verde-giallastre chiare o completamente bianca nel caso di A. palloides var. alba Costantin & L.M. Dufour. Per riconoscere A. phalloides nei primissimi stadi di sviluppo, cioè allo stadio iniziale di ovolo, si deve osservarne con attenzione la forma che si presenta con la base arrotondata, ben più larga rispetto alla parte soprastante. Caratteri microscopici: I caratteri microscopici principali sono le spore lisce, ialine (trasparenti), da subsferiche a largamente ellittiche, 8-11 × 6-8 µm, bianche in massa. Habitat e fenologia: A. phalloides è una specie molto comune e abbondante dalla pianura alla media montagna, in tutto il periodo di maggiore fruttificazione fungina, cioè dall’inizio autunno ad inizio inverno. Predilige le latifoglie come ad esempio quercia, nocciolo, carpino e castagno, mentre risulta un po’ più rara sotto le aghifoglie. Commestibilità: A. phalloides provoca gravi avvelenamenti a lunga incubazione caratteristici della omonima sindrome falloidea. Questa si manifesta con un tempo di latenza compreso tra 6 e 24 ore ed interessa principalmente il fegato, potendo causare seri danni fino al coma epatico nei casi più gravi con possibile morte. Nonostante che le tecniche ospedaliere nel trattamento di tale sindrome siano migliorate negli ultimi anni, ancora oggi, almeno in Europa, A. phalloides è la specie responsabile del maggior numero di vittime per avvelenamento da funghi (consulta l'articolo sugli avvelenamenti). Specie a confronto: Allo stadio iniziale di ovolo, quando è visibile solo il colore bianco del velo generale, A. phalloides può essere confusa con A. caesarea
(Scop. : Fr.) Pers., ottimo commestibile, anch’essa avvolta da un velo
generale bianco. Un tale scambio può risultare fatale ed è accaduto
spesso visto che A. caesarea è
molto ricercata per scopi culinari e viene volentieri raccolta proprio
nei primi stadi di sviluppo. Tuttavia le differenze sono sostanziali in
quanto l’ovolo di A. caesarea si presenta con la parte sottostante appuntita, non arrotondata come in A. phalloides, e la parte soprastante più larga, arrotondata, e mostra una sezione con toni giallo-aranciati, colore assente in A. phalloides. Allo stadio adulto A. caesarea ha colori molto diversi, aranciata sul cappello e gialla su gambo, anello e lamelle. |
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Inquadramento:
Note e curiosità: Per la sua pericolosità, A. phalloides è nota fin dai tempi antichi quando sembra sia stata più volte utilizzata per eliminare rivali o importanti personaggi ritenuti scomodi; secondo alcune fonti storiche, tra i morti eccellenti ci sarebbero l’imperatore romano Claudio, che regnò dal 41 DC al 54 DC, forse avvelenato da Agrippina per far conquistare il potere a Nerone che infatti gli succedette, l’intera famiglia di Euripide, poeta tragico greco del 400 A.C., Papa Clemente VII (1478-1534), e la vedova dello zar Alessio alla fine del ‘600.
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