Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam.

Agaricus imperialis Batsch - A. nobilis Bolton. - A. pseudoaurantiacus Bull.

ovolo malefico, ovolaccio

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Amanita muscaria

Principali caratteri identificativi: A. muscaria si identifica per il cappello rosso vivo, rosso scarlatto, a volte decolorato all'arancio, più raramente fino al giallo, in condizioni tipiche cosparso da verruche bianche. Lamelle, gambo e volva sono bianchi; l'anello è ampio e a gonnella, con bordo frastagliato, mentre la volvaè arrotondata, a forma di bulbo, aderente e chiusa sul gambo, dissociata nella parte superiore in cercini e verruche concentriche delicate e fugaci.

Caratteri microscopici: Le spore si presentano di forma da ovoidale ad ellittica, ialine (trasparenti), lisce, bianche in massa, di dimensioni medie 9-11,5 × 6-8 µm.

Habitat e fenologia: A. muscaria è molto comune e abbondante in montagna, sia nei boschi di latifoglie che di aghifoglie, come ad esempio sotto castagno, faggio, betulla, abete e pino; meno comune in collina e in pianura. A seconda delle altitudini e del clima, è rinvenibile da fine estate ad inizio inverno.

Commestibilità: A. muscaria è una specie tossica, che causa avvelenamenti a breve incubazione di tipo micoatropinico; questa sindrome, in un periodo che va dai 30 minuti alle 3 ore dopo l’ingestione, si manifesta con disturbi in parte in comune con la sindrome gastrointestinale e in parte con quella psilocibinica (consulta l'articolo sugli avvelenamenti).

Specie a confronto: Il suo inconfondibile cappello rosso, in condizioni tipiche cosparso da verruche bianche, rende A. muscaria la specie in assoluto più facile da riconoscere anche da parte di un neofita, oltre che la più bella e suggestiva da ammirare e fotografare. Tuttavia, quando la si incontra con colorazioni pileiche diverse, non tipiche ma comunque non rare, come arancio o giallo, e soprattutto in caso di assenza di verruche quando, per azione della pioggia, il cappello si presenta completamente dilavato (foto), può sorgere qualche dubbio sulla sua corretta identificazione. In questi casi divengono importanti gli altri caratteri tassonomici come il colore bianco delle lamelle, del gambo e della volva, oltre che l'aspetto di quest’ultima, arrotondata, a forma di bulbo, aderente e chiusa sul gambo (vedi descrizione sopra).
Sfogliando la bibliografia, specialmente gli ultimi lavori monografici dedicati al genere Amanita, è facile constatare come vengano riportate molte entità, tra sottospecie, varietà, forme e specie a se stanti, che gravitano attorno alla tipica A. muscaria, molte delle quali, per la verità, motivate con differenze poco apprezzabili e alquanto discutibili. Tra queste ci sembrano meglio giustificate le seguenti:
- A. muscaria var. aureola (Kalchbr.) Quél., da qualche autore considerata anche specie a se stante e da altri non considerata affatto, che si differenzia principalmente per la diversa conformazione della volva, circoncisa, poco dissociata in cercini e meno aderente al gambo; il colore del cappello è inoltre mediamente più aranciato, mai rosso vivo come nella tipica A. muscaria, con maggiore propensione nel distaccamento delle verruche;
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A. muscaria var. formosa Pers., si differenzia per il velo generale, cioè verruche sul cappello e squame sulla volva, giallo anziché bianco. Questa differenza passa spesso inosservata nelle affrettate determinazioni, ma con un po’ di attenzione è possibile notare come, in certe annate, tale varietà risulti comune come la specie tipo;
- A. regalis (Fr. : Fr.) Michael, molto rara, in qualche testo riportata come varietà della stessa A. muscaria, presenta un cappello più scuro, prevalentemente colorato di bruno dattero o rosso cupo, ed è dotata di velo generale e lamelle giallo-grigiastre anziché bianco puro.
Per i meno esperti è possibile lo scambio con la commestibile A. caesarea, specialmente allo stato di ovolo, come documentato dalla cronaca, oppure da adulta quando si presenta senza verruche. Allo stato di ovolo A. muscaria presenta la parte inferiore più larga e arrotondata mentre in 
A. caesarea la parte inferiore è più stretta e appuntita; allo stato adulto, in A. muscaria è possibile osservare la volva chiusa sul gambo, nonché lamelle e gambo sempre bianchi, mentre la volva è libera in A. caesarea che presenta inoltre lamelle e gambo del tipico colore giallo.

Inquadramento:

    • DIVISIONE: Basidiomycota
    • SUBDIVISIONE: Agaricomycotina
    • CLASSE: Agaricomycetes
    • SUBCLASSE: Agaricomycetidae
    • ORDINE: Agaricales
    • FAMIGLIA: Amanitaceae

      Note e curiosità: Nell’immaginario collettivo, A. muscaria è la specie velenosa per antonomasia, da molti ritenuta ancora addirittura mortale e scambiata, per questo, per A. phalloides. A questo proposito ricordiamo che, per quanto sicuramente tossica e da evitare, solo in caso di concause esterne particolari A. muscaria può rendersi responsabile di gravi avvelenamenti. In epoche passate, non molto indietro nel tempo, questa specie veniva addirittura, e forse localmente avviene ancora, venduta sui mercati dell’Ucraina e consumata dalla popolazione senza problemi apparenti. Anche in alcune zone del Nord Italia sembra venisse consumata, preventivamente trattata con bollitura e asportazione della cuticola. Per i suoi effetti in parte psichedelici, comunque incostanti e non controllabili, A. muscaria veniva inoltre utilizzata in Siberia, India e nel Centro America come sorta di allucinogeno, a volte fumata o utilizzata per ottenere infusi.