Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) P. Kumm.

Lepista nebularis (Batsch : Fr.) Harmaja

cimballo, cimballo grigio, agarico delle nebbie

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Clitocybe nebularis

Principali caratteri identificativi: C. nebularis raggiunge una discreta carnosità con notevoli dimensioni, fino a 20 cm di diametro del cappello; le sue principali caratteristiche macroscpopiche sono il colore del cappello più o meno grigio, provvisto di fibrille, le lamelle bianche e decorrenti sul gambo, la carne bianca, elastica (carattere tipico nel genere Clitocybe), il gambo clavato ed il tipico odore forte, aromatico, talvolta nauseante. Un altro carattere importante che viene ignorato dai meno esperti è la struttura della carne omogenea che impedisce la separazione netta del gambo dal cappello con una semplice torsione.

Caratteri microscopici: Le spore sono ellissoidali, lisce, ialine (trasparenti) e cianofile, con dimensioni medie di 6-7,5 × 3-4,5 µm, bianche in massa.

Habitat e fenologia: C. nebularis è una specie decisamente ubiquitaria; può essere incontrata veramente ovunque sia come tipo di bosco che come altitudine. Inoltre è molto comune e abbondante dall’autunno all’inverno inoltrato, ma in certe annate compare anche a primavera.

Commestibilità: Si tratta di una specie tossica, responsabile di avvelenamenti di tipo gastrointestinale, innescati e accentuati talvolta da fenomeni di accumulo, cioè dal consumo ripetuto in pasti ravvicinati.

Specie a confronto: C. nebularis annovera una varietà alba Bataille, non comune, interamente bianca in tutte le sue parti.
La specie più simile a C. nebularis è C. alexandri (Gillet) Gillet, meno comune, che se ne differenzia per il diverso odore, il cappello di colore brunastro e con tipiche guttule sparse.
Per gli ostinati consumatori di C. nebularis (che comunque ricordiamo essere tossica), lo scambio più pericoloso è quello con Entoloma sinuatum (Bull. ex Pers. : Fr.) P. Kumm.; quest’ultima specie si differenzia per la struttura della carne eterogenea, cioè con il gambo che si separa facilmente e in modo netto dalla carne del cappello, l’odore diverso, di farina, le lamelle non decorrenti sul gambo, di colore giallo nei giovani esemplari e rosa sempre più scuro in quelli adulti in funzione della maturazione delle spore.

Inquadramento:

    • DIVISIONE: Basidiomycota
    • SUBDIVISIONE: Agaricomycotina
    • CLASSE: Agaricomycetes
    • SUBCLASSE: Agaricomycetidae
    • ORDINE: Agaricales
    • FAMIGLIA: Tricholomataceae

      Note e curiosità: In Toscana, C. nebularis viene localmente molto consumata ed apprezzata; i suoi raccoglitori e stimatori, in genere stupiti e contrariati nel vederla esposta nelle varie mostre micologiche come specie tossica, ignorano il fatto che ogni anno, singoli individui o intere famiglie, incorrono in fastidiosi e violenti disturbi causati dal consumo di questa specie. Parte della colpa va attribuita ai numerosi testi divulgativi che, talune volte troppo datati, altre poco prudenti ed altre ancora curati da sedicenti esperti in verità poco aggiornati, riportano C. nebularis come commestibile, addirittura discreta, in caso di consumo di esemplari giovani o dopo cottura.
      La verità è che questa specie è tossica anche dopo cottura; il fatto di venire spesso consumata senza conseguenze non dimostra il contrario ma, semmai, ne aumenta la pericolosità in quanto contribuisce al verificarsi di improvvisi avvelenamenti per accumulo, anche dopo anni di consumo andato a buon fine.