Clathrus ruber P. Micheli ex Pers. : Pers.

C. cancellatus Tourn. ex Fr.

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Clathrus ruber

Principali caratteri identificativi: Grazie al suo aspetto con ricettacolo (struttura portante) a rete chiusa, rosso o rosso corallo, con maglie poligonali molto delicate, che si rompono nei vecchi esemplari, ed elementi a sezione triangolare, il tutto fuoriuscente da un ovolo bianco, C. ruber è praticamente inconfondibile. Allo stato di ovolo si riconosce ugualmente con facilità perché presenta un superficie non liscia, bensì a zone poligonali, tipo pallone da calcio. La gleba, che si presenta come una sostanza verde gelatinosa e che si trova distribuita sulla superficie interna del ricettacolo, emana a maturità un forte odore sgradevole, come di carne in putrefazione, dello stesso tipo emanato da altre specie della famiglia delle Phallaceae come il comune Phallus impudicus L. : Pers.
In caso di forte pioggia, gli esemplari adulti possono scolorire fino al bianco, ma per il resto non si registrano variabilità tali da pregiudicarne il facile riconoscimento.

Caratteri microscopici: Presenta spore ellittiche, con dimensioni medie di 4-6 × 1,5-2,5 µm.

Habitat e fenologia: In Toscana C. ruber è una specie molto comune specialmente in pianura o alle basse altitudini. Può essere rinvenuta in qualunque ambiente, sia bosco che zona prativa, anche incolta, purché il substrato sia ricco di sostanze organiche in disfacimento (humus). Molto comune nei giardini dove trova più concime, come nelle aiuole o nei pressi delle siepi. Può fruttificare tutto l’hanno se il clima lo consente e non è raro incontrarla in primavera.

Commestibilità: C. ruber è una specie innocua ma da ritenere non commestibile per il forte odore sgradevole che emana e la consistenza gelatinosa della carne.

Specie a confronto: In Italia sono molto rare le specie fungine che possono assomigliare a C. ruber.
C. archeri (Berk.) Dring., raro, presenta all’inizio i bracci uniti alla sommità e può allora assomigliare ad un C. ruber, ma le maglie sono molto allungate anziché poligonali; da adulto C. archeri apre i petali a fiore. Quando negli esemplari adulti di C. ruber, la struttura a maglia chiusa si rompe, i bracci si aprono e cadono a terra; ad una sommaria osservazione, anche in queste condizioni lo sporoforo può assomigliare a C. archeri (Berk.) Dring. Stesse considerazioni valgono per Pseudocolus fusiformis (E. Fisch.) Lloyd, anch’esso molto raro, che presenta 3-4 bracci che si aprono negli esemplari adulti. Inoltre le specie del genere Pseudocolus presentano ricettacolo a sezione tubulare anziché triangolare come nel genere Clathrus. Una specie simile è il Colus hirudinosus Cavalier & Séchier, raro, che, però, presenta bracci a sezione tubulare anziché triangolare e gleba confinata solo alla sommità del ricettacolo, dove questo ha un aspetto reticolato.
Accenniamo infine alle specie del genere Ileodictyon che si riconoscono perché hanno ricettacolo a simmetria radiale, con struttura tubulare e non spugnosa.

Inquadramento:

    • DIVISIONE: Basidiomycota
    • SUBDIVISIONE: Agaricomycotina
    • CLASSE: Agaricomycetes
    • SUBCLASSE: Phallomycetidae
    • ORDINE: Phallales
    • FAMIGLIA: Phallaceae

      Note e curiosità: Come per Phallus impudicus L. : Pers., la gleba mucillagginosa e nauseabonda a maturità attrae gli insetti che si nutrono delle sostanze zuccherine in essa contenute. Le spore che in parte vengono ingerite e in parte restano attaccate agli insetti grazie alla consistenza appiccicosa della gleba, vengono così diffuse nell’ambiente circostante.